Il jazz e l'Italia by Guido Michelone;

Il jazz e l'Italia by Guido Michelone;

autore:Guido Michelone; [Michelone;, Guido]
La lingua: ita
Format: epub
editore: edigita
pubblicato: 2023-08-18T22:00:00+00:00


49. FRESU

Paolo Fresu, sempre da imparare da qualcuno

Paolo Fresu per due anni consecutivi – il 2021 e il 2022 – è ospite degli incontri con i miei studenti dell’ALMED (Alta Scuola in Mdia Comunicazione Spettacolo) al Master in Comunicazione Musicale che si tiene ininterrottamente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. In entrambi i casi la sua ‘lectio magistralis’ è in remoto nel primo caso per il lockdown del Covid, nel secondo perché nella data prestabilita impossibilitato a muoversi da Bologna dove abita da anni. La sua lezione del 2021 durata ben due ore diventa quasi subito, con la trascrizione integrale, un libro che io, assieme a Silvia Belfiore e a Francesco Cataldo Verrina, appronto come dispensa universitaria con il titolo Paolo Fresu. Dischi & pensieri (per l’editrice Educatt dell’ateneo medesimo). Di quel fenomenale incontro è piacevole riportare due parti: la prima inerente la ‘sardità’ di Paolo stesso e la seconda parte inerente la storia del jazz che Paolo spiega di fronte alla platea virtuale di studenti ancora poco avvezzi alla materia, dal momento che il mio insegnamento che ha la denominazione di ‘Storia della Musica Afroamericana’ deve trattare tutti i linguaggi sonori appartenenti alla cosiddetta black music, di cui il jazz è solo una fetta (quella culturalmente maggioritaria, ma di certo non in testa ai consumi giovanili dove invece imperano da anni rap e hip-hop).

Vorrei solo ricordare, en passant, le innumerevoli volte che – da oltre vent’anni in qua – incontro Paolo a tu per tu, anche se mi sfugge esattamente la prima volta che ci vediamo a un suo concerto: in passato, prima delle due lectio, sono molte le occasioni per discutere di jazz assieme a lui, dal dopo festival sul Lago di Iseo di Maurizio Franco alla cena per il premio Viotti d’Oro condiviso assieme a Uri Caine nel 2016 a Vercelli, anche grazie al mio interessamento.

Paolo in entrambi gli incontri in remoto per la Cattolica si spende molto, com’è solito, nel raccontare, spiegare, illustrare attraverso narrazioni assai coinvolgenti, con novizia di dettagli, tanto nell’affrontare temi autobiografici quanto nell’argomentare su questioni assai più generali. Su di sé egli dice: “Ritengo che se non fossi nato lì a Berchidda e se non fossi sardo, probabilmente la mia vita sarebbe diversa, non so se meglio o peggio, non sono uno di quei sardi né di quei milanesi, torinesi, veneziani o romani che credono che quello che hanno loro sia sempre meglio di ciò che gli altri posseggono. Ė esattamente il contrario! Sono uno che pensa che in ogni luogo vi siano cose straordinarie e cose altrettanto orrende, che possibilmente bisognerebbe recidere o buttare via e che poi quello che abbiamo di bello debba essere condiviso con gli altri. Insomma, abbiamo sempre da imparare da qualcuno, ecc., ecc. Certo è che essere Isolani può essere – a seconda di come lo si vede o lo si avverte – un privilegio o può essere anche un legame: io credo che sia tutte e due e che poi spetti a me decidere



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